Zardini all’iniziativa di Giovani Confindustria: per sviluppare il lavoro bisogna investire sul lavoro
GIOVANI CONFINDUSTRIA
Zardini: «Per sviluppare il lavoro bisogna investire sul lavoro»
Verona, 15 Novembre 2018
«Se vogliamo lavoro, dobbiamo investire sul lavoro, in tutte le sue aree». Il deputato veronese Diego Zardini è appena uscito dalla riunione dei Giovani di Confindustria a Verona. «C’è una preoccupazione crescente perché l’economia rallenta, i debiti salgono e i rapporti con i partner europei si fanno tesi», dice Zardini. «L’aumento della disoccupazione e dei contratti a tempo determinato in questi mesi sono segnali di attenzione. Stiamo cercando di correggere la rotta di questo governo con pacchetto di emendamenti alla legge di bilancio che tiene insieme lavoro ed esigenze economiche del paese».
Le richieste del Partito democratico al governo riguardano il ripristino del programma industria 4.0 per sostenere l’innovazione tecnologica nelle imprese del nordest, lo stop al blocco della defiscalizzazione alle attività formative dei lavoratori e l’avvio o la conclusione delle opere strategiche non solo per il territorio ma per l’Europa.
«Ci tengo soprattutto a Industria 4.0», afferma il deputato. «Perché dobbiamo introdurre innovazione tecnologica, ma soprattutto dobbiamo preparare le professionalità che la sapranno gestire, dall’operaio, all’impiegato al dirigente. Sono gli strumenti indispensabili per un paese e un territorio che deve competere a livello globale. E migliorare questa competizione, rendere più integrati i nostri prodotti significa anche costruire le infrastrutture. Con il piano banda larga del precedente governo la fibra ottica sarà alla portata di tutti entro il 2020. Ora servono le ferrovie per mettere in rete le città, gli aeroporti e i poli industriali con connessioni veloci, sicure e a basso impatto ambientale, come previsto dai corridoi europei».
«Movimento 5 Stelle e Lega stanno varando misure di assistenzialismo puro che nulla ha a che vedere con lo sviluppo del paese sotto l’insegna di una ‘decrescita felice’ che presto si tramuterà in povertà infelice per molti italiani».