PFAS: la Regione non avalli il fiume ‘chimico’
PFAS: la Regione non avalli il fiume ‘chimico’
Zardini e Rotta interrogano il ministero: «Accordo sul Fratta Gorzone rimasto lettera morta». A Cologna Veenta cittadini mobilitati a difesa dell’ambiente
Roma, 20 maggio 2021
L’inquinamento del fiume Fratta Gorzone va fermato adesso. Prima di qualsiasi intervento sugli impianti che porterebbe ad un incremento dello scarico nel corso d’acqua dei residui delle lavorazioni della conceria è necessario ridurre i reflui a monte e migliorare la qualità delle acque. Lo chiedono la presidente della Commissione Ambiente della Camera, Alessia Rotta, e il deputato veronese Diego Zardini in un’interrogazione al ministero della Transizione ecologica con cui chiedono l’attuazione di un accordo tra Stato e Regione del Veneto risalente al 2017 e rimasto lettera morta.
«Dopo lo scandalo dei Pfas, la Regione non può favorire un altro disastro ambientale con ricadute dirette sulla salute e sulla vita di migliaia di cittadini e sulla catena alimentare», dicono i due deputati. «Non tollereremo che vengano favorire le aziende conciarie senza considerare gli interessi vitali degli abitanti di Cologna Veneta. La Regione Veneto non può avallare la trasformazione del Fratta in una discarica di rifiuti speciali e pericolosi».
Da tempo un gruppo civico Colognese si batte per la bonifica dell’ecosistema fluviale del Fratta dove aziende senza scrupoli hanno depositato per anni sedimenti inquinati da numerose sostanze chimiche. Di fronte alla richiesta del consorzio ARICA di prolungare il collettore di 3,6 chilometri che scaricherebbe i rifiuti direttamente nel fiume, i cittadini chiedono che il progetto sia sottoposto a procedura di VIA (Valutazione Impatto Ambientale).
Con lo spostamento a valle del punto di consegna gli abitanti temono che il consorzio abbandonerà nel letto del fiume Fratta fanghi e sedimenti accumulati in 15 anni di versamento quali: cloruri, solfati, cromo, azoto, fosforo, arsenico, cadmio, rame, nichel, piombo, zinco, mercurio, vanadio, diossine e da ultimo i Pfas, senza provvedere alla bonifica degli stessi, comportamento già verificatosi nel passato quando il medesimo consorzio ha lasciato il precedente punto di consegna e non ha bonificato i milioni di chilogrammi di fanghi e sedimenti depositati nel letto del fiume Rio Acquetta.
Rotta e Zardini chiedono al ministero di chiarire la situazione con gli enti interessati – Regione Veneto, Provincia di Verona, Comune di Cologna Veneta, Acque Veronesi, Arpav ed Unione dei comuni Adige Guà – e di dare piena attuazione all’accordo di programma quadro sottoscritto nel 2017 per il disinquinamento del fiume Fratta attraverso l’implementazione di nuove tecnologie nei cicli produttivi, nella depurazione e nel trattamento fanghi del distretto conciario vicentino.