Sul traforo delle Torricelle
Già nel 2011 l’assemblea del Pd all’unanimità suggeriva un documento complessivo per affrontare il tema mobilità nel suo complesso, con l’obiettivo di renderla più sostenibile privilegiando personalità, ciclabilita’ e mezzi pubblici, senza nascondersi che alcune soluzione per i nodi urbani andavano trovate.
Anche i dirigenti, dando torto alla posizione di Tosi, hanno decretato la fine del traforo.
Da tempo non esistevano più i presupposti per andare avanti con il projet e i continui rinvii, spesso immotivati, sono a testimonianza che mancano risorse certe e la compagine societaria è di fatto disciolta per le note vicende penali e fallimenti. Anche Abertis, attuale socio di maggioranza della società autostrada A4, non crede a questo progetto.
Chiuso con il traforo del tandem Corsi/Tosi. Per risolvere il problema del traffico in città si deve guardare oltre pensando concretamente a soluzioni viabilistiche alternative al progetto dell’autostrada a nord, un’opera costosa, sproporzionata alle esigenze e inefficace per risolvere i problemi di attraversamento della città.
Technital, se il Comune vorrà incassare la fideiussione di otto milioni ha già dichiarato a più riprese che si opporrà e inizierà una lunghissima battaglia legale, quando e come finirà nessuno lo può stabilire..
Meglio quindi trovare una transazione con Technital su un progetto meno impattante ma utile per i quartieri di Veronetta recuperando il tempo perduto, gli studi e parte di progetti fatti.
Il Partito Democratico cinque anni fa, dopo un lungo dibattito, aveva presentato una proposta alternativa, che ha chiamato galleria urbana per il trasporto pubblico/privato.
La galleria urbana è una infrastruttura che ha l’obiettivo di collegare, con mobilità pubblica/privata, i quartieri di Verona est con Borgo Trento, con uscita nei pressi dell’Ospedale Civile di Borgo Trento all’altezza di Via Mameli (portando quindi beneficio a Veronetta e all’asse San Giorgio-Via Mameli-Cesiolo). L’infrastruttura non è a servizio esclusivo del trasporto privato, ma per il sistema di trasporto pubblico di massa (anche di tipo filoviario) con fermata intermedia nella zona di Valdonega-Madonna del Terraglio (accesso al polo museale e al centro storico). Nel medesimo tracciato è quindi consentito il transito di autoveicoli privati con due corsie, una per senso di marcia, a lato del tracciato di trasporto pubblico. Il passaggio di veicoli leggeri privati permetterebbe di salvaguardare Veronetta e la zona del Teatro Romano, trovando all’uscita di Via Mameli una strada già a quattro corsie (attualmente presenti) e la possibilità di un parcheggio multipiano per l’Ospedale di Borgo Trento.
Questa soluzione meno costosa è certamente bancabile, superando l’attuale concetto di finanza di progetto, e con futuri costi minimi di pedaggio, se non nulli.
In sintesi un percorso studiato per i mezzi pubblici, usufruibile anche dai mezzi privati con esclusione dei camion.
Il tandem Corsi/Tosi ha bloccato sul traforo ogni sviluppo viabilistica della città su un progetto faraonico economicamente non sostenibile senza importanti finanziamenti statali che non sono mai esistiti e di fatto si sono persi 10 anni. Le uniche arterie importanti realizzate dopo i mondiali a Verona sono la tangenziale est ed ora la provinciale dei Lessini. E intanto i soldi del traforo sono ancora nelle casse dell’autostrada A4, inutilizzati.
In allegato il documento sulla mobilità redatto nel 2011.