Autonomia: Veneti presi in giro da chi per 16 anni ha promesso e mai mantenuto
Zardini: bene il ministro Boccia. Una riforma che crea divisioni sarebbe controproducente Roma, 10 ottobre 2019 _ «La volontà dei veneti espressa con il referendum del 22 ottobre 2017 è stata ufficialmente presa in giro da chi ha impiegato 16 anni per formulare una richiesta di attuazione dell’articolo 116 della Costituzione». Il deputato veneto Diego Zardini difende la linea del governo e il percorso disegnato dal ministro Francesco Boccia per ottenere l’autonomia. «Stabilire quali siano i livelli essenziali delle prestazioni è necessario per formare in Parlamento la maggioranza necessaria all’approvazione delle intese. Gli scontri muscolari a colpi di dichiarazioni a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno e mezzo non hanno fatto altro che allontanare l’obiettivo. Le Regioni Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, ma soprattutto i cittadini che vivono in questi territori, devono accettare l’impossibilità di fare una riforma così importante contro il resto del Paese e mettersi nell’ordine di idee che l’autonomia va attuata insieme alle altre regioni con un accordo che soddisfi tutti». Del resto, sottolinea Zardini, «l’aumento delle sperequazioni e delle disuguaglianze colpisce in modo trasversale anche territori all’interno delle regioni del nord. Ci sono differenze sostanziali nell’erogazione dei servizi e nella opportunità tra aree densamente urbanizzate e le aree interne, tra i centri e le periferie, tra la pianura e la montagna. Se non offriamo a tutti le medesime condizioni di partenza, faremmo una riforma per piantare una bandierina e l’autonomia sarà solo una fonte di nuove divisioni e contrapposizioni. Abbiamo bisogno di andare in direzione diametralmente opposta. Dopo tre lustri di dilazioni e promesse mancate, non saranno le poche settimane in più necessarie a definire i Lep a far naufragare l’autonomia».