Istituto Assistenza Anziani di Verona: Rotta e Zardini chiedono intervento del Governo

     



Istituto Assistenza Anziani di Verona: Rotta e Zardini chiedono intervento del governo
«Inaccettabile che venga chiesto al personale di restituire 20 anni di progressioni economiche»


Hanno lavorato come mai prima d’ora, nonostante i contagi e a dispetto delle condizioni spesso al limite. In premio gli infermieri e gli operatori socio sanitari dell’Istituto Assistenza Anziani di Verona dovranno restituire 5 milioni di euro. I deputati veronesi Alessia Rotta e Diego Zardini chiedono l’intervento del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute per porre fine all’esasperata conflittualità che impedisce il normale e sereno svolgimento delle attività lavorativa all’Istituto Assistenza anziani di Verona.

I deputati hanno presentato un’interrogazione riportando le denunce delle organizzazioni sindacali sul difficile clima all’interno dell’istituzione e le continue tensioni tra il Consiglio di amministrazione, la Direzione e i rappresentanti dei lavoratori che ha pesanti ricadute sulla qualità del servizio per gli ospiti e sulla vita dei lavoratori.

In particolare, si legge nell’interrogazione, ‘le organizzazioni sindacali hanno comunicato che l’ente ha chiesto ai lavoratori la restituzione di tutte le progressioni economiche dal 1999 ad oggi, dell’indennità di rischio (30 euro al mese) e della produttività (150 euro lordi in tre anni), mettendo in mora tutti i dipendenti, cessati e pensionati degli ultimi 10 anni, per somme che arrivano fino a 18mila euro a testa; la richiesta di restituzione delle somme percepite, per un totale di oltre 5 milioni di euro, avviene senza un accertamento ispettivo della Corte dei Conti ma sulla base di un’iniziativa autonoma’.

La scelta, spiegano Rotta e Zardini, «mette in discussione la contrattazione tra le parti, e quindi le scelte condivise tra soggetti negoziali nel corso di 20 anni sulla base dei dettati contrattuali, e disconosce il ruolo e le funzioni svolte dai precedenti consigli di amministrazione che si sono succeduti nei 20 anni, dei direttori e dei revisori dei conti che hanno sempre certificato la regolarità della contrattazione».

Quello relativo alle quote di stipendio da restituire è solo l’ultimo atto di un conflitto che da tempo è ai massimi livelli nell’ente veronese. In tribunale è finito anche uno sciopero del giugno 2019, al termine del quale l’istituto aveva denunciato 33 lavoratori, inciampando però questa volta in una condanna per condotta antisindacale. I lavoratori hanno, in ogni caso, dovuto sostenere i costi della difesa.

«In quest’ultimo anno iI tributo degli operatori delle case di riposo in termini di infortunio da Covid-19 è stato altissimo», concludono i due deputati. «Nonostante i contagi, tutti i lavoratori hanno cercato di garantire gli standard professionali minimi per la cura degli anziani. Pertanto risulta inaccettabile ogni comportamento che va ad amplificare situazioni di rabbia e conflitto».

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