Emergenza smog
Il Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture, ha individuato una serie di provvedimenti per rispondere in futuro all’emergenza smog nelle grandi città: riscaldamento giù di due gradi, sconti sui mezzi pubblici e limiti di velocità ridotti fino a 30 chilometri orari nelle città. Tali provvedimenti possono entrare in vigore in caso di sforamento per più di 7 giorni consecutivi dei limiti di polveri sottili con l’ultima parola che spetterà ai sindaci.
I Comuni possono decidere o meno di adottare queste misure ma devono farlo e possono contare su un fondo da dodici milioni di euro da subito disponibile per le iniziative sul trasporto pubblico locale e la mobilità condivisa e per la sostituzione dei parchi autobus ormai vecchi e inquinanti.
Ammontano a 405 milioni le risorse programmate e disponibili per la strategia di medio periodo contro lo smog nelle grandi città, precisando che 35 milioni sono per la mobilità sostenibile casa-scuola, casa-lavoro, car e bike sharing, pedibus (approvate con il collegato ambientale); 50 milioni per la realizzazione di reti di ricarica elettrica (attraverso il Fondo Kyoto), 250 milioni per l’efficienza energetica in scuole, strutture sportive e condomini (attraverso il Fondo Kyoto), 70 milioni per riqualificazione degli edifici della pubblica amministrazione centrale.
È necessario poi pensare ad un fondo straordinario per tutto ciò che serve per rottamare le auto più inquinanti un fondo che dovrà avere una posta certa, a cui le Regioni dovranno contribuire per come potranno fare.
Incentivare la sostituzione mezzi è importante per ridurre le emissioni e i cittadini vanno convinti che da un lato sono giuste le politiche sul trasporto collettivo, sulla rottamazione che aiuta anche l’economia, sugli sconti per prender i mezzi pubblici. Ma, come per la raccolta differenziata la sensibilità dei cittadini ha fatto la differenza, dobbiamo far capire che se vogliamo vincere questa sfida, servono comportamenti virtuosi da parte di ognuno di noi. È un discorso di buon senso che non ha appartenenze politiche.
Anche l’agricoltura può contribuire a combattere lo smog e migliorare la qualità dell’aria sul territorio italiano. E il protocollo sottoscritto impegna le parti alla promozione e diffusione di buone pratiche agricole volte alla limitazione delle emissioni di ammoniaca derivanti dalla somministrazione dei fertilizzanti azotati e dagli allevamenti, anche tenuto conto dell’aggiornamento della direttiva sui tetti nazionali alle emissioni (cosiddetta direttiva Nec) di futura emanazione.
Si passa quindi da interventi locali a una strategia nazionale con un coordinamento permanente che monitora la situazione e gestisce le misure messe in campo. Si è fatto un un passo avanti per adottare provvedimenti di natura strutturale che incidano sulla qualità ambientale del Paese. È la prima volta che si mette in campo una strategia nazionale.